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Ecco l'ultima puntata del nostro giallo sul mondo arbitrale

  Pubblicato il 26 Lug 2018  12:40
Martedì 5 giugno - Ore 18
"Ha mai sentito di puttane che si prendono le ferie? Io no, eppure è proprio così. Questa ha lasciato il lavoro e se n'è andata a casa sua, a San Juan, per sette giorni. Tornerà dopodomani".
Camila Candera, 32 anni, portoricana. "La proprietaria del bordello di Villaggio Coppola - aggiunse Antonio Riccio - mi ha detto che Michele Borghese e il suo amico Roberto D'Antuono andavano esclusivamente con lei. E ci andavano insieme".
La telefonata di Riccio arrivò proprio mentre Noce aveva di fronte suor Costantina. Era piombata nel suo ufficio per avere notizie sulla scomparsa di una giovane ragazza dal convento di cui era la madre superiora.
La iena avrebbe voluto sottolineare la notizia ricevuta da Riccio con un "E che cazzo! Con tutte le puttane che ci sono in quel bordello doveva andare in vacanza proprio quella che si scopava l'arbitro?", ma ovviamente lo tenne per sè. 
"Cos'altro hai saputo?", chiese a Riccio.
"L'ultima volta che i due sono stati con la portoricana risale a un paio di mesi fa. E' la conferma di quello che sapevamo già: quando Borghese si è messo con la Cerrato, non è più andato a puttane. E nemmeno D'Antuono. La proprietaria del bordello ne è sicura".
"E allora - concluse Noce - non ci resta che aspettare il ritorno di questa Camila Candera".
"Chi è Camila Candera? Ha che fare con la scomparsa della nostra Giulia?", chiese suor Costantina, la cui presenza nell'ufficio di Noce era stata accompagnata da una telefonata del questore: "Mi raccomando, commissario: anche se la ragazza sicuramente se n'è andata di sua spontanea volontà dal convento, le dica che stiamo impegnando tutte le nostre forze per trovarla. Altrimenti il vescovo non me lo tolgo più dai coglioni. Mi ha già telefonato quattro volte".
"Camila Candera? No, si tratta di un altro caso che stiamo seguendo - rispose Noce -. Purtroppo al momento non ho particolari notizie da darle sul conto di Giulia, ma vedrà che la troveremo".
 
***
 
Giovedì 7 giugno - Ore 17
"Hai mai visto quest'uomo?"
Camila Candera prese la foto di Michele Borghese che Arcangelo Noce spinse sul ripiano della scrivania, la guardò e rispose: "Mai visto in vita mia".
"E' questo qui?". La foto che stavolta la iena passò alla portoricana era quella di Roberto D'Antuono. Risposta: "Non so chi sia".
Alta, slanciata, bellissima ("Questa - pensò la iena - potrebbe fare l'indossatrice, che cazzo ci fa in un bordello?!) e decisamente bugiarda.
"Guardi che lei non ha nulla da temere. Abbiamo già parlato con la sua datrice di lavoro e ci ha detto tutto".
"E allora cosa volete da me? Cosa ci faccio qui in commissariato?".
Senza darle spiegazioni, Noce riprese le foto e gliele mostrò nuovamente una accanto all'altra: "Allora, li ha mai visti prima d'ora?".
"Quello lì a sinistra si, è venuto spesso da noi. Quell'altro no".
Quell'altro era Michele Borghese.
Noce stava cominciando a perdere la pazienza, ma continuò a procedere con estrema calma: "Glielo dico io chi è, allora. E' un arbitro di pallanuoto, si chiama Michele Borghese ed è stato ammazzato circa un mese fa. Sappiamo benissimo che lei non c'entra con l'omicidio, quindi questa sua reticenza è del tutto ingiustificata. Però è punibile, lo sa? Il reato si chiama "intralcio alla giustizia". E allora, si decide o no a dirmi la verità?".
"E va bene. Anche quello lì, e indicò la foto di Borghese, è venuto più volte da noi. Ma se queste cose le sapeva già, perchè ha voluto sentirle anche da me. Io cosa c'entro?".
Anche stavolta il commissario non diede spiegazioni. "La sua datrice di lavoro ci ha detto che queste due persone (e indicò nuovamente le foto) venivano da lei contemporaneamente".
"E cosa c'è di strano? Non sono mica i soli, sa?".
Ormai la iena aveva esaurito la pazienza, ma decise di continuare a mantenere la calma: "La prego di evitare inutili commenti e di limitarsi a rispondere alle domande: "Michele Borghese e Roberto D'Antuono facevano l'amore contemporaneamente con lei, si o no?".
"Si, commissario. Se è per questo, lo facevano anche da soli".
"Si spieghi meglio".
Camila si morse un labbro. Pentita di essersi fatta sfuggire quel particolare, non aggiunse altro. E stavolta la iena non riuscì più a trattenersi: il pugno che sferrò sul vetro della scrivania fece fare un balzo alla bella portoricana. Ma furono soprattutto  le parole di Noce a convincerla: "Se lei non mi dice tutto quello che sa, io la rispedisco immediatamente a Porto Rico e  le giuro che in Italia lei non metterà più piede".
"D'accordo, commissario, ma la supplico di non dire nulla alla mia datrice di lavoro. Se lo viene a sapere, mi manda via".
"Le do la mia parola d'onore. E adesso parli".
"Più volte, dopo essere stati tutti e tre insieme, mi hanno chiesto di farmi da parte in cambio di denaro. Mi davano ogni volta 50 euro e io me li tenevo per me".
 
***
 
"Non vedo cosa ci sia di male".
"Infatti, noi non l'abbiamo chiamata qui in commissariato per farle la morale, signor D'Antuono", disse Arcangelo Noce.
Fregandosene degli ordini del questore, all'interrogatorio nell'ufficio della iena prese parte anche Antonio Riccio, che aggiunse: "Siamo qui per sapere da lei perchè ci ha detto un sacco di cazzate".
"Io non vi ho mai detto il falso. Ho semplicemente omesso qualche particolare sui miei rapporti con Michele Borghese".
"Particolare, lei dice? Io lo chiamerei piuttosto movente, signor D'Antuono. Lei - disse Riccio - è l'unica persona che aveva un motivo valido per uccidere Borghese".
"E quale sarebbe, questo motivo?".
"La gelosia, signor D'Antuono", rispose la iena e aggiunse: "Improvvisamente Barbara Cerrato entra nella vita di Michele Borghese e il suo amante decide di interrompere la vostra relazione. Ma lei non accetta di essere messo da parte e lo uccide".
D'Antuono rimase impassibile. "Cari signori, ci sono tutti gli estremi affinchè io chiami il mio avvocato, ma non lo farò, non ne vale la pena: qui stiamo parlando di fantascienza".
"Dipende dai punti di vista - argomentò Antonio Riccio -. Abbiamo fatto esaminare la sua scheda telefonica e il tabulato in nostro possesso dice che il cellulare lei non lo spegne mai, nemmeno di notte. Però, chissà perchè, è rimasto spento dalle 9 alle 11 di sabato 12 maggio, cioè nel lasso di tempo in cui è avvenuto l'omicidio di Michele Borghese. Lei l'ha spento e ha tolto la scheda sim, altrimenti avremmo potuto individuare la sua presenza a Villa La Floridia mentre stava ammazzando Michele Borghese".
"Io ero a casa mia", replicò seccamente D'Antuono.
"Caspita, che memoria! E' passato quasi un mese e lei ricorda perfettamente dove si trovava la mattina di sabato 12 maggio. E c'è qualcuno - chiese Noce - che può confermare il suo alibi?".
"No, ero da solo. Stavo dormendo. Avevo un forte mal di testa e non volevo essere disturbato. Ecco perchè ho spento il cellulare".
"Fino a che ora si è riposato, signor D'Antuono?".
"Non ricordo perfettamente. Avrò dormito un paio d'ore".
"Riepiloghiamo: lei spegne il cellulare alle 9,03 - come risulta dal tabulato in nostro possesso - e dorme per un paio d'ore. Ma alle 11,07 lo riaccende e in quel momento lei non si trovava a casa, signor D'Antuono: lei era a via Luca Giordano, a poche centinaia di metri da Villa La Floridia. Lo hanno stabilito i nostri tecnici esaminando l'attività del suo cellulare. Se ha dormito un paio d'ore, come lei sostiene, come ha fatto a trovarsi in via Luca Giordano alle 11,07?".
D'Antuono smarrì improvvisamente tutta la sua sicurezza e balbetto un "Evidentemente ho dormito meno di due ore".
"Cosa ci faceva a via Luca Giordano, signor D'Antuono?", chiese la iena.
"Una passeggiata. Il sabato non lavoro, la mia agenzia è chiusa".
"La sua versione non regge, signor D'Antuono. Ci dica cosa è successo veramente".
"Ve l'ho già detto. Quella mattina mi sono rimesso a dormire perchè avevo un forte mal di testa e quando mi sono svegliato sono andato a fare una passeggiata. Tutto qui".
"Le dico io, invece, come sono andate le cose - replicò Riccio -: lei ha raggiunto Michele Borghese a Villa La Floridia. Voleva convincerlo a riprendere la relazione interrotta, ma il suo ex amante lo ha respinto e lei lo ha ucciso".
"Ma è assurdo. Io adoravo Michele, perchè avrei dovuto ucciderlo? Si, ero perfettamente a conoscenza della sua relazione con Barbara Cerrato, ma anche lei sapeva di noi, di tutto quello che c'era stato tra me e Michele. Lui glielo ha detto e Barbara ha capito. Anche io ho accettato la nuova situazione e da qualche giorno ho un nuovo compagno, si chiama Paolo Mattone. Convocatelo qui in commissariato, lui confermerà. Intanto, d'ora in poi non dirò più nulla senza la presenza del mio avvocato".
 
***
 
"Perchè ci ha nascosto un particolare così importante? Lei era perfettamente a conoscenza della relazione tra Michele Borghese e  Roberto D'Antuono".
"Certo che lo sapevo!", rispose Barbara Cerrato, o meglio quello che rimaneva di lei. Aveva perso sette chili e aveva anche smesso di arbitrare.
"Lei ha sottratto alla giustizia informazioni di fondamentale importanza", disse la iena.
"Certo, e non sono pentita di averlo fatto. Non volevo infangare il ricordo di Michele. La stampa ci avrebbe sguazzato dentro, lo avrebbe massacrato".
"Ma si rende conto che così facendo ci ha impedito di arrivare a chi lo ha ucciso? Non voleva che fosse fatta giustizia?".
"Cosa vuole che me ne faccia della giustizia? Può forse restituirmi Michele? Senza di lui la mia vita non ha senso, è finita. Volevo perlomeno salvare la sua immagine: la gente è cattiva, non ha rispetto per chi non si comporta secondo determinate regole".
"Lei sospettava che Roberto D'Antuono potesse essere l'assassino di Michele?".
"No, commissario, non sospettavo: io sapevo che era stato lui. Michele mi ha detto che D'Antuono lo tormentava. Più volte lo ha aspettato sotto casa per cercare di convincerlo a riprendere la relazione con lui, ed è arrivato perfino a minacciarlo. E adesso che lo avete incriminato, per Michele davvero non ci sarà più scampo: sarà sputtanato per sempre".
Mario Corcione
FINE

(la prima puntata del nuovo giallo sarà pubblicata martedì 31 luglio)
 
***
 
LA TREDICESIMA PUNTATA
Antonio Riccio e Arcangelo Noce si divisero i compiti ascoltando nuovamente le due persone che più di ogni altro conoscevano l’arbitro di pallanuoto ucciso.
Commissario: “Ci pensi bene: è proprio certa/o che Borghese non avesse nemici?”.
Barbara Cerrato: “Assolutamente sì. Se Michele avesse avuto problemi con qualcuno, me lo avrebbe detto”.
Roberto D’Antuono: “Ma quali nemici?!  Michele Borghese era un uomo buono e corretto, è impossibile che qualcuno lo odiasse  a tal punto da ucciderlo”.
Commissario: “Eppure qualcuno lo ha ammazzato…”.
Barbara Cerrato: “Non riesco a spiegarmelo”.
Roberto D’Antuono: “Forse lo hanno ucciso per sbaglio, forse uno scambio di persona”.
Commissario: “Negli ultimi tempi Michele ha mai dato l’impressione di essere preoccupato per qualcosa?”.
Barbara Cerrato: “No, era come sempre tranquillo e sereno”.
Roberto D’Antuono: “Negli ultimi tempi ci siamo visti e sentiti raramente, ve l’ho già detto”.

Noce e Riccio ordinarono un nuovo sopralluogo nell’appartamento di Borghese nella speranza che uscisse fuori qualcosa che fosse sfuggita a prima vista. Niente. Risultato zero diede anche una nuova ricerca sul computer dell’arbitro.
Furono ascoltati i vertici del Gruppo ufficiali Gara e anche i colleghi che più volte avevano arbitrato con Borghese. Tre giorni di lavoro estenuanti, ma l’inchiesta non fece il minimo passo avanti. Situazione di stallo totale.
L’insuccesso dell’inchiesta ebbe le seguenti conseguenze nel commissariato di Fuorigrotta: “Se continua così, io l’ammazzo! Non riesce a risolvere il caso Borghese e se la prende con noi. Lo sai che mi ha detto stamattina?”.
A Walter, il marito del vice commissario Donatella Dell’Angelo, fregava poco o nulla di quello che diceva o faceva Arcangelo Noce. Soprattutto in quel momento. Era indaffarato a spogliare la moglie, operazione complicata dall’incredibile numero di bottoni della camicetta dell’uniforme”.
“Mi ha detto che farei bene a cambiare mestiere... ha detto che le donne devono stare a casa ad occuparsi delle faccende domestiche”.
E ha perfettamente ragione – pensò Walter -: se oggi non fossi andata al lavoro, non ti saresti messa questa cazzo di camicetta”.
“Se continua così, io mi rivolgo al sindacato”.
“Se continua così – disse Walter – io ti strappo la camicetta di dosso”.
“Un capo insopportabile e un marito incapace, ma si può? Lascia fare a me, Walter, altrimenti qui facciamo notte e mi passa pure la voglia di scopare”.
 
***
 
“Scopare e lavare per terra, questo dovrebbero fare le donne invece di indossare l’uniforme. Se avessi collaboratori capaci, questo stramaledetto caso Borghese sarebbe già risolto da tempo. Non portarmi l’amaro, Elio, oggi di fiele ne ho già ingerito troppo. Dammi piuttosto un’altra porzione di millefoglie”.
“Questa è la terza, commissario”.
“E chi se ne frega! Vuoi vedere che ne ordino pure una quarta?”.
“Ma si può sapere cosa è successo? Perché è così incazzato? Perché ce l’ha con il suo vice? Cosa ha combinato?”.
“Niente. Non ha combinato niente. E’ proprio questo il punto, Elio: in quel cazzo di commissariato non c’è nessuno, oltre me, capace di prendere un’iniziativa decente, un qualcosa che dia finalmente una svolta al caso”.
 
***

La svolta arrivò per caso. Fu una frase a indirizzare Noce sulla strada giusta, fu il questore a pronunciarla.
Il colloquio telefonico che diede la sterzata giusta all’indagine cominciò così: “Caro Noce, io capisco che l’omicidio di Borghese merita la precedenza e apprezzo i suoi sforzi nel tentativo di risolverlo, ma non possiamo permetterci il lusso di mantenere due commissari impegnati sullo stesso caso”.
“D’accordo, signor questore, decida lei chi deve mettersi da parte”.
“Io non voglio togliere il caso a nessuno dei due. Vi chiedo semplicemente di trovare una soluzione, un accordo che consenta ad entrambi di occuparsi anche di tutto quanto il resto. C’è una montagna di denunce che meritano il massimo impegno, non possiamo trascurarle. Quindi sarà opportuno che vi dedichiate al caso Borghese a turno, non possiamo rischiare che l’intera attività di due commissariati vada a puttane”.
Silenzio sulla linea.
“Cosa c’è, Noce? C’è qualcosa in quello che ho detto che non la convince?”.
“No, signor questore. Eccome se mi convince! Mi convince in pieno”.
 
***
 
“Ci vai tu oppure io?”.
“Facciamo a testa o croce”, propose Riccio. “Io porto sempre con me una vecchia moneta da 100 lire, è il mio portafortuna”.
Uscì testa. A puttane ci andò Antonio Riccio.
 
 
***
 
LA DODICESIMA PUNTATA
 
Lunedì 28 maggio - Ore 13,45
La telefonata arrivò tra primi e secondo. Arcangelo Noce aveva già provveduto a far sparire dal piatto due porzioni di pasta ai quattro formaggi e si stava accingendo a fare altrettanto con una cotoletta alla milanese.
"L'abbiamo preso!", annunciò Antonio Riccio.
"Ti raggiungo immediatamente in commissariato", rispose Noce.
Quasi immediatamente. Oltre alla cotoletta, la iena fece fuori una porzione abbondante di patatine fritte e solo dopo aver mandato giù un sorbetto al limone si decise ad alzarsi da tavola.
"E il caffè? E l'amaro?", chiese Elio.
"Non ho tempo. La colpa è tua, sei troppo lento. Ovviamente pagherò metà prezzo per questo pranzo incompleto e affrettato".
Il caffè lo prese nel commissariato del Vomero. Dal distributore. "Il vostro a Fuorigrotta fa altrettanto schifo?", domandò Antonio Riccio.
"E' una bella gara", rispose la iena accompagnando con una smorfia l'ultimo sorso. "Allora, come siete arrivati a lui?".
"Non ci crederai: si è fermato in un'area di servizio sull'autostrada e ha insultato il benzinaio perchè gli ha lavato senza permesso il parabrezza. Il benzinaio gli ha risposto, è nata una discussione animata ed è intervenuta una pattuglia della Polstrada che si era fermata a prendere il caffè. Si è tagliato il pizzetto, ma i poliziotti lo hanno riconosciuto ugualmente e ce lo stanno portando. Tempo venti minuti e saranno qui".
 
***
 
Interrogatorio di Daniele Acciai svolto dal procuratore Pietro Torretta alla presenza del legale dell'indiziato Giorgio Perrella e dei commissari Arcangelo Noce e Antonio Riccio.
 
Procuratore Torretta: "Signor Acciai, lei ammette di aver ucciso la sera di venerdì 11 maggio il signor Silvio Spoto nell'appartamento di quest'ultimo in via Morghen 64?".
Acciai: "Io non ammetto un bel niente".
Procuratore Torretta: "Andiamo, Acciai: le prove a suo carico sono schiaccianti".
Avvocato Perrella: "Ma quali schiaccianti, signor procuratore?! Un filmato interrotto a metà lei me lo chiama una prova?  Non avete in mano nulla, non ci sono neppure gli estremi per questo interrogatorio".
Procuratore Torretta: "E allora lei cosa ci fa qui, avvocato? Visto che non ci sono gli estremi, cosa è venuto a fare?".
Avvocato Perrella: "Il mio cliente ha chiesto la mia presenza, ma effettivamente è del tutto inutile. Che io ci sia oppure no, la situazione non cambia: dovrete rilasciarlo".
Procuratore Torretta: "Lei sa benissimo, avvocato, che il suo cliente non ha scampo: l'esame del dna dimostrerà senza tema di smentite che è stato lui ad uccidere Silvio Spoto e Michele Borghese".
Acciai: "Borghese? E chi sarebbe?".
Procuratore Torretta: "E' inutile continuare a negare, Acciai. Dopo aver ucciso Spoto la sera di venerdì 11 maggio, la mattina dopo lei ha ammazzato anche Borghese nel parco La Floridia".
Acciai: "E perchè avrei dovuto farlo, secondo lei?".
Procuratore Torretta: "Per togliere di mezzo un testimone".
Acciai: "Un testimone di cosa? Io non ho fatto niente, non ho ucciso nessuno".
Procuratore Torretta: "Questo suo atteggiamento non le conviene, mi creda. Se invece si decide a collaborare, ne terremo conto".
Avvocato Perrella: "Collaborare in che modo?".
Procuratore Torretta: "Facendoci sapere per conto di chi il suo cliente ha ucciso Silvio Spoto".
 
***

"E dunque il killer ha confessato...".
"Ma certo! E che poteva fare? Le prove erano schiaccianti, ha pensato bene di limitare i danni. Ci ha detto che è stato contattato da Pietro Spoto nel marzo scorso e che si sono messi d'accordo per un compenso di 50mila euro... si può avere un altro po' di parmigiano?".
"Dopo l'amaro?!".
"Si, dopo l'amaro. Che c'è di strano?".
"Contento lei".
Elio andò in cucina e tornò con il formaggio.
"Ma questo è grana!", protestò la iena.
"Il parmigiano è finito, ce l'ho soltanto grattugiato. Quindi o si accontenta del grana oppure si fotte, commissario".
Ovviamente la iena si accontentò.
"E quel Michele della conversazione filmata?", chiese Elio.
"Non era Borghese".
 
***
    
Procuratore Torretta: "Nel corso della conversazione con Silvio Spoto, lei parla di un certo Michele, l'uomo che ha fatto da tramite tra lei e lo strozzino. Il cognome di questa persona?".
Acciai: "Non lo conosco".
Procuratore Torretta: "Me lo descriva".
Acciai: "Piccolo, grasso, sulla sessantina".
Procuratore Torretta:  "Dopo aver ucciso Spoto cosa ha fatto, Acciai?".
Acciai: "Non ho ucciso quel Borghese, se è questo che vuole sapere. Sabato 12 maggio alle 10 sono partito per Agropoli".
Procuratore Torretta:  "Per andare ad ammazzare qualcun altro?".
Acciai: "No, per andare a trovare mia sorella. Potete controllare".
 
***
 
"Abbiamo controllato: quando Michele Borghese è stato ucciso, il killer era ad Agropoli dalla sorella. Ma te lo avevo già detto, Elio, che non era stato lui ad ammazzare l'arbitro di pallanuoto. Sei convinto, adesso?".
"E ora che avete intenzione di fare?".
"Innanzitutto chiederemo l'estradizione di Pietro Spoto, sperando che nel frattempo non si sia dileguato. Per quanto riguarda l'omicidio di Borghese, dovremo ripartire daccapo. Tu, intanto, portami un altro pezzetto di grana".
Mario Corcione
DALLA NONA ALL'UNDICESIMA PUNTATA
 
 

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